Edoardo Tiboni è uno dei principali protagonisti delle vicende culturali e politiche abruzzesi da oltre sessant'anni. Nel libro però, sotto forma di intervista, si sviluppa una storia, individuale e collettiva, che copre un arco di tempo ben maggiore: in pratica almeno otto decenni, dagli anni Venti e Trenta del Novecento fino a oggi. La lunghezza della sua vita e dell'impegno pubblico, l'importanza dei ruoli ricoperti all'interno di istituzioni pubbliche e private di cruciale rilevanza, gli incontri diretti con alcuni di più grandi nomi della cultura italiana e internazionale, costituiscono dimensioni che, singolarmente intrecciate in una sola persona, ci svelano la cifra e la ragione medesime del volume. Lungi dall’essere un piccolo monumento al localismo, il dialogo che qui si sviluppa conduce il lettore attraverso le cento tappe di un percorso al di fuori dell’ordinario compiuto da Tiboni: organizzatore di cultura; per decenni presidente della Rai in Abruzzo; promotore, nonché a volte “inventore”, di istituzioni e avventure culturali longeve e qualche volta epocali nel panorama abruzzese; esempio di «fatiche» e testardo dispensatore e inseguitore di «sogni», ad immagine e somiglianza della migliore «gente d'Abruzzo». Nell’intervista, Tiboni si muove liberamente lungo i crinali dei suoi ricordi, lontani e freschi, toccando corde a volte scivolose, polemiche dirompenti, conquiste storiche, cadute fragorose, in un chiaroscuro tipico dell'Abruzzo contemporaneo e delle sue vicende politiche e culturali. Lo fa con la caratteristica spontaneità del discorso parlato, ma con lucida consapevolezza. Lo fa, inoltre, non certo con asettica “equidistanza” – che troppe volte è indice sicuro di carenza di idee e di incapacità nell’assumere una posizione critica – bensì con passione civile, “prendendo parte”, schierandosi, in un libro che anche per questo merita di essere letto.